Un numero sempre maggiore di donne svolge un’attività lavorativa part o full-time che le tiene lontane da casa molte ore della giornata.
La possibilità di carriera rappresenta un’ulteriore spinta a lavorare sempre di più, ma la scelta dovrebbe essere una decisione da prendere con il partner o il marito per evitare eventuali ripercussioni sulla vita di famiglia e di coppia.
Sono di solito i pediatri, che suggeriscono quale attività lavorativa è preferibile svolgere e soprattutto quante ore lavorative sarebbero ideali, finché i bimbi sono piccoli.
Quali potrebbero essere gli effetti sul bambino?
L’American Academy of Pediatrics ha pubblicato una relazione sulle madri che lavorano fuori casa fornendo una serie di domande e risposte.
Il lavoro materno non è pericoloso per lo sviluppo psico-fisico del bambino, purchè al bambino venga garantito un ambiente sano in cui crescere. Tutto si svolgerebbe al meglio se, ad assisterlo, fosse un familiare e se la mamma potesse dedicarsi completamente a lui una volta tornata a casa.
Come viene valutata dalla mamma l’assistenza del bambino?
Tutto dipende dalla reazione del figlio. La mamma dovrebbe sapere ed essere preparata ad un certo tipo di reazione da parte dei bambini, spesso felici di rivedere la mamma, ma talvolta quasi indifferenti. Nell’ultimo caso, i bambini si legano in modo affettivo alle persone alle quali vengono affidati e le mamme sensibili potrebbero dispiacersi della fredda accoglienza. Viene però suggerito di non prendere decisioni affrettate nei confronti di colui al quale si affida.
Cosa potrebbe succedere al bambino e alla mamma?
La cosa più importante è la qualità dell’assistenza e del senso di responsabilità di quale che sia l’assistente, nonché dall’età e dalla salute del bambino. Da notare poi che è importante valutare quando recarsi nuovamente al lavoro, poiché andrebbe evitato il senso di colpa da parte della mamma e il senso di abbandono da parte del figlio. Se quest’ultimo è messo nelle mani dei nonni o degli zii, bimbi e genitori sarebbero più tranquilli o in qualche caso e all’età giusta anche stare a contatto con altri coetanei è vista come cosa vantaggiosa.
In alternativa vi sono baby-sitter ed asili nido ma entrambi hanno i punti negativi: distrazione, inesperienza dovute alla giovane età nel primo caso mentre si ha più facilità nel contrarre malattie o problemi col personale scolastico, nel secondo.
In altre parole, la cosa migliore è quella di lasciarlo ai nonni e agli zii ove possibile, dove tutt’al più si potrebbe rischiare che vengano accontentati un po’ troppo o “viziati”, specie se unici. Indubbiamente, si tratta del male minore e facilmente recuperabile rispetto a gelosie, comportamenti scontrosi e ribelli o forse anche eventuali casi anoressici.
Conclusioni
Partiamo dal presupposto che le mamme vanno incoraggiate ed invitate a prendersi un periodo di pausa dai 4 ai 6 mesi, per poter vivere un puerperio senza particolari conseguenze. C’è la possibilità di chiedere permessi e si ottiene anche la riduzione temporanea dell’orario di lavoro.
Nel tempo che sono in casa dovrebbero dedicarsi il maggior tempo possibile al bambino e rinviare le faccende domestiche non indispensabili.
L’aiuto potrebbe trovarsi nel coniuge che dovrebbe essere disposto ad organizzare insieme la vita domestica, impiegando magari un aiuto esterno o di un familiare oppure si assume una domestica.
Appena si avvicina l’età pre-scolare, il bimbo inizia ad avere più voglia di stare con i suoi coetanei a scuola, in quanto dovrebbe essere stimolato ad acquisire un linguaggio chiaro e comprensibile da tutti.
Tutti dovrebbero partecipare a questo sviluppo e a questa crescita accompagnando ed ascoltando di più i desideri dei figli e le loro difficoltà nell’affrontare i problemi quotidiani.
In età scolare, i bambini trascorrono a scuola e con i loro compagni la maggior parte del tempo e la madre può lavorare più tranquillamente. Anche la scelta dei giochi è importante, considerando sempre l’età, il carattere e lo sviluppo delle sue capacità cognitive ed intellettive; quando è più grande, i genitori hanno il compito di controllare o aiutare i figli nello svolgimento dei compiti scolastici.
In età adolescenziale, i ragazzi e le ragazze sono molto più autonomi, ma andrebbero invitati comunque a svolgere qualche lavoro in casa, partendo dalla messa in ordine della propria camera da letto o dalla preparazione di qualche ricetta insieme alla mamma o la nonna; questo atteggiamento contribuisce alla formazione di un maggiore senso di responsabilità e dunque ad una veloce maturità. Inoltre, più gli adolescenti rimangono in casa, più facile è il controllo: ciò non vuol dire che non debbano essere accompagnati a fare attività sportiva o che non possano uscire con i loro amici, ma dovrebbero essere dette e rispettate le regole relativamente allo studio e al divertimento.
Tra i lavori più flessibili per le mamme vi sono quelli di: impiegato (che ha un orario relativamente gestibile con la vita di famiglia), maestro elementare, professore nelle scuole medie inferiori e alle superiori, libero professionista (che ha un orario flessibile di lavoro e si può organizzare meglio di altri) se si svolgono altre attività e ci si deve assentare alcuni periodi, è consigliabile l’affidamento del bambino a persone di famiglia o conoscenti o infine baby-sitter qualificate.
Ascolta la voce della tua creatura, gioca con lui/lei, parla insieme a lei/lui, studia il loro linguaggio del corpo. Poi ti rispetteranno ed avranno fiducia in sè stessi.
Pediatri e neonatologi sono pronti e ti aspettano per darti i migliori consigli.
FONTE: Pratica pediatrica ambulatoriale, a cura di R. Dershevitz